La nostra idea sull’Eden

Per evitare una sala polifunzionale poco funzionale.

In molti probabilmente hanno visto con favore l’intenzione dell’amministrazione di acquisire l’ex Cinema Eden con l’intento di riqualificare l’immobile. L’obiettivo è sicuramente condivisibile.

Ma quali sono le aspettative e le esigenze del paese riguardo alla nuova destinazione funzionale? Di conseguenza quali sono i requisiti irrinunciabili?

Visto che le risposte potrebbero essere differenti, prima di qualsiasi decisione, sarebbe opportuno ascoltare le voci dei destinatari finali: i cittadini. Occorre raccogliere i bisogni, le idee, i suggerimenti e non presentare un progetto già deciso.

Pertanto proviamo a individuare quelli che sono a nostro avviso gli obiettivi e le priorità, cercando di capire se le decisioni prese dalla maggioranza vadano nella stessa direzione.

A San Pellegrino manca una sala pubblica sempre disponibile, che possa assolvere diverse funzioni: sala congressi, proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali o musicali, ma anche manifestazioni di natura diversa in cui lo spazio viene utilizzato attivamente (pranzi sociali, serate, cerimonie celebrative, ecc.)

La nostra idea è quella di creare un “contenitore”, più o meno con la stessa volumetria del vecchio cinema (ovviamente rispettando le normative vigenti) che possa ospitare almeno 250 persone, ma che consenta, grazie ai sistemi e alle tecnologie disponibili, di trasformarsi all’occorrenza (pareti mobili, poltroncine a scomparsa automatica).

Siamo consapevoli che alcune soluzioni potrebbero risultare costose, ma se San Pellegrino ambisce a essere un polo attrattivo per eventi di rilevanza extra vallare è opportuno non limitare l’aspettativa solo ad “uso locale”.

E’ necessario che sia data adeguata cura ad alcuni requisiti “tecnici” (acustica, dimensioni consone di proiezione, comfort delle sedute, ecc.) ma anche di immagine architettonica di ampio respiro, in modo da riqualificare il centro cittadino.

Analizzando il progetto preliminare ci rendiamo conto che, nonostante sulla carta gli obiettivi espressi siano simili a quelli da noi auspicati, il risultato finale non potrà essere all’altezza delle aspettative.

 

L’idea della maggioranza è di abbattere il vecchio stabile e, sostanzialmente, dividere il nuovo edificio in due piani. Il piano terra verrà separato, utilizzando una parete mobile, in due zone. L’idea, almeno sulla carta, sarebbe quella di realizzare uno “spazio eventi” per “proiezioni, eventi teatrali, concerti, conferenze, mostre.” In sostanza, anche solo per il dimezzamento dell’altezza, ci si rende conto che non è una scelta efficace: non c’è lo spazio fisico per un palco adeguato o uno schermo di dimensioni ragionevoli.

Anche la dimensione della sala, seppur espandibile, non permette di ospitare un numero sufficiente di persone. In più una sala lunga e bassa non permette di ottenere una qualità funzionale sufficiente (acustica inadeguata, visibilità non ottimale per il pubblico).

Nella relazione si trovano anche idee affascinanti: “un laboratorio innovativo dedicato alla ricerca ed al dialogo tra diverse discipline artistiche e alla diffusione dell’arte contemporanea dove eventi culturali e performativi, mostre, corsi, laboratori diventino progetti educativi di integrazione ai programmi scolastici. Una casa per il teatro, per la fotografia, per la creatività locale e per la musica.” che però rischiano di essere vanificate se viene meno la funzione principale dello stabile.

Anche le nuove superfici recuperate al primo piano verrebbero divise in due da una parete mobile. Le funzioni previste (“punto lavoro”, biblioteca multimediale, sala riunioni per aziende, area lettura, ecc.) sono totalmente slegate da quella che per noi è la funzione principale e ottengono il solo risultato di penalizzarla. Una parte del primo piano è poi dedicata al “terrazzo giardino” per “rinfreschi legati a meeting, eventi o conferenze.” da cui si accede attraversando le altre sale.

A nostro parere, non sempre la quantità si sposa con la qualità. La scelta dell’amministrazione, che praticamente raddoppia i metri quadrati disponibili, rischia di vanificare l’obiettivo principale (la sala) e, probabilmente, anche l’utilizzo che la stessa amministrazione si è prefissata.

Si suggerisce quindi di considerare meno funzioni secondarie, ma valorizzare appieno la sala principale.

5 commenti su “La nostra idea sull’Eden”

  1. UNA SEGNALAZIONE SUL GRAND HOTEL:
    MI SEMBRA DI RICORDARE CHE L’ACCORDO DI PROGRAMMA PREVEDEVA CHE IL GRUPPO PERCASSI SI IMPEGNASSE A FINIRE LA RISTRUTTURAZIONE QUANDO SI ERANO TROVATI I SOLDI PER FINIRE UNA PARTE DELLA RISTRUTTURAZIONE.
    QUINDI COME AL SOLITO IL PUBBLICO METTE, IL PRIVATO E’ INADEMPIENTE E PORTA A CASA I DANARI.

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    • In realtà il primo accordo di programma (2007) prevedeva solo che il privato presentasse un progetto per messa in sicurezza del Grand Hotel e il progetto generale per il ripristino definitivo del Grand Hotel e le strutture del parcheggio multipiano e del parco dell’abetaia.
      Nonostante i grandi annunci, il Grand Hotel è stato sempre abbastanza ai margini del piano di recupero.

      In più i patti sono stati talmente tanto stravolti che non so nemmeno se abbia senso prendere ancora come riferimento tali accordi…

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  2. BENE, RICORDO CHE TALI ACCORDI HANNO RILEVANZA LEGALE E CHE ALLA PARTE TERZA: ” REALIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI E IMPEGNI IN CAPO AI SOGGETTI SOTTOSCRITTORI” PAG.7 DEL PRIMO ACCORDO PREVEDEVA APPUNTO PER IL GRAND HOTEL AL PUNTO E), CITO ” INTERVENTO DI RIPRISTINO E RIABILITAZIONE FUNZIONALE DELL’INTERO COMPLESSO, IVI COMPRESE LE OPERE DI SISTEMAZIONE DEL PARCO DELL’ABETAIA E DEL PARCHEGGIO DI USO PUBBLICO: INVESTIMENTO PRIVATO E EURO 15.900.000,00

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    • Forse mi sbaglio, ma a memoria quell’investimento privato non era riferito al gruppo Percassi ma un investimento privato “da recuperare”.

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  3. SU CORAGGIO, BISOGNA SOLO LEGGERE I RIFERIMENTI CHE HO COMUNICATO.
    I SOGGETTI SOTTOSCRITTORI SONO I FANTASTICI 4 ED IL SOGGETTO PRIVATO E’ SOLO UNO.
    SI POTREBBE CHIEDERE AL COMUNE DI DARGLI LA CITTADINANZA ONORARIA COME A CLUSONE.

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